Panorama dalla Grande Piramide (Prato Piazza)

Panorama dalla Grande Piramide (Prato Piazza)

domenica 7 settembre 2014

GHIACCIAIO DELLA MARMOLADA: UN’INVERSIONE DI TENDENZA?

Foto 1: Ghiacciaio della Marmolada visto da Pian dei Fiacconi il
            25 agosto 2012
La situazione dei ghiacciai, come ci fanno notare gli studiosi da vari anni, è decisamente critica. I dati parlano chiaro: il ghiacciaio della Marmolada, secondo i dati ARPAV, misura oggi 200 ettari, ma nel 1850, al termine della piccola glaciazione che colpì l’Europa a partire dal 1450, si estendeva per ben 450 ettari. In particolare è diminuito del 45% tra il 1910 e il 2009 e, solo nel periodo 1980-2009, del 25,3%. Chiunque può osservare con i propri occhi la situazione del ghiacciaio della Marmolada: nella
Foto 2: Marmolada vista dal Piz Boè il 3 agosto 2013                
                                  
foto scattata il 25 agosto 2012 (Foto 1), è possibile notare la completa assenza di neve a protezione del ghiaccio vero e proprio; non esiste più un bacino di alimentazione in cui prevale la formazione del ghiacciaio piuttosto che lo scioglimento. 

Tuttavia gli ultimi due anni hanno registrato una piccola variazione di tendenza, che ha permesso una situazione di stabilizzazione dell’estensione dei ghiacciai. Infatti gli inverni 2012/2013 e 2013/2014, anche se non particolarmente freddi, sono stati
Foto 3: Marmolada vista dal Monte Padon il 28 agosto 2014
caratterizzati da abbondanti precipitazioni. Inoltre le temperature estive del 2013 sono state elevate solo per pochi giorni, mentre l’estate 2014 è stata certamente una delle più fredde degli ultimi anni, a causa dei pochi giorni di sole presenti. Come risultato la Marmolada appariva decisamente migliore, e non solo dal punto di vista visivo, grazie alla neve bianca che ricopriva l’intero ghiacciaio nell’estate 2013 (Foto 2) e 2014 (Foto 3). Per la prima volta da anni gli studiosi hanno affermato, riferendosi al 2013, anche se possiamo estendere tale considerazione pure all’anno corrente, che il ghiacciaio non si è ritirato. È certamente una notizia positiva, ma non dobbiamo pensare che si tratti di una vera e propria inversione di tendenza: la formazione di un ghiacciaio, infatti, è notevolmente complessa. 

Il processo prende avvio con la deposizione di neve: essa, appena caduta, ha una densità molto bassa, contenendo moltissima aria (possiamo testarlo osservando quanto si sprofonda facilmente o quanto sia silenzioso un paesaggio innevato). La neve, in seguito, si trasforma principalmente attraverso la fusione e la compattazione dovuta al peso degli stati superiori. Così la neve assume una massa poco compatta di cristalli di ghiaccio arrotondati con densità 0,54, chiamata neve vecchia, nevato o Firn. Questa prima trasformazione può richiedere più o meno tempo, dal momento che dipende dalle temperature e dalle precipitazioni. Essa impiega mediamente un anno sulle Alpi, ma può raggiungere anche i vent’anni in Groenlandia. 

Dopo questo primo passaggio inizia la vera trasformazione della neve in ghiaccio: quando i vuoti d’aria presenti non sono più intercomunicanti, il ghiaccio diviene impermeabile e l’aria viene ulteriormente compressa; questa massa compatta raggiunge la densità di 0,91. La trasformazione del Firn in ghiaccio è molto più lenta della fase precedente e può richiedere parecchi anni. 

Alla luce di questi dati è certamente importante osservare che il ghiacciaio è stabile e coperto di neve da due anni consecutivi, ma non dobbiamo non considerare che ci vorrebbero molti anni di nevicate abbondanti e temperature basse, soprattutto in estate, per osservare un’estensione del ghiacciaio.

Nessun commento:

Posta un commento