Foto 1: Ghiacciaio della Marmolada visto da Pian dei Fiacconi il
25 agosto 2012
|
La situazione dei ghiacciai, come ci fanno notare gli studiosi da vari anni, è decisamente critica. I dati parlano chiaro: il ghiacciaio della Marmolada, secondo i dati ARPAV, misura oggi 200 ettari, ma nel 1850, al termine della piccola glaciazione che colpì l’Europa a partire dal 1450, si estendeva per ben 450 ettari. In particolare è diminuito del 45% tra il 1910 e il 2009 e, solo nel periodo 1980-2009, del 25,3%. Chiunque può osservare con i propri occhi la situazione del ghiacciaio della Marmolada: nella
foto scattata il 25 agosto 2012 (Foto 1), è possibile notare la completa assenza di neve a protezione del ghiaccio vero e proprio; non esiste più un bacino di alimentazione in cui prevale la formazione del ghiacciaio piuttosto che lo scioglimento.
Foto 2: Marmolada vista dal Piz Boè il 3 agosto 2013 |
Tuttavia gli ultimi due anni hanno registrato una piccola variazione di tendenza, che ha permesso una situazione di stabilizzazione dell’estensione dei ghiacciai. Infatti gli inverni 2012/2013 e 2013/2014, anche se non particolarmente freddi, sono stati
caratterizzati da abbondanti precipitazioni. Inoltre le temperature estive del 2013 sono state elevate solo per pochi giorni, mentre l’estate 2014 è stata certamente una delle più fredde degli ultimi anni, a causa dei pochi giorni di sole presenti. Come risultato la Marmolada appariva decisamente migliore, e non solo dal punto di vista visivo, grazie alla neve bianca che ricopriva l’intero ghiacciaio nell’estate 2013 (Foto 2) e 2014 (Foto 3). Per la prima volta da anni gli studiosi hanno affermato, riferendosi al 2013, anche se possiamo estendere tale considerazione pure all’anno corrente, che il ghiacciaio non si è ritirato. È certamente una notizia positiva, ma non dobbiamo pensare che si tratti di una vera e propria inversione di tendenza: la formazione di un ghiacciaio, infatti, è notevolmente complessa.
Foto 3: Marmolada vista dal Monte Padon il 28 agosto 2014 |
Il processo prende avvio con la deposizione di neve: essa, appena caduta, ha una densità molto bassa, contenendo moltissima aria (possiamo testarlo osservando quanto si sprofonda facilmente o quanto sia silenzioso un paesaggio innevato). La neve, in seguito, si trasforma principalmente attraverso la fusione e la compattazione dovuta al peso degli stati superiori. Così la neve assume una massa poco compatta di cristalli di ghiaccio arrotondati con densità 0,54, chiamata neve vecchia, nevato o Firn. Questa prima trasformazione può richiedere più o meno tempo, dal momento che dipende dalle temperature e dalle precipitazioni. Essa impiega mediamente un anno sulle Alpi, ma può raggiungere anche i vent’anni in Groenlandia.
Dopo questo primo passaggio inizia la vera trasformazione della neve in ghiaccio: quando i vuoti d’aria presenti non sono più intercomunicanti, il ghiaccio diviene impermeabile e l’aria viene ulteriormente compressa; questa massa compatta raggiunge la densità di 0,91. La trasformazione del Firn in ghiaccio è molto più lenta della fase precedente e può richiedere parecchi anni.
Alla luce di questi dati è certamente importante osservare che il ghiacciaio è stabile e coperto di neve da due anni consecutivi, ma non dobbiamo non considerare che ci vorrebbero molti anni di nevicate abbondanti e temperature basse, soprattutto in estate, per osservare un’estensione del ghiacciaio.
Nessun commento:
Posta un commento